Un inusuale uso di uno scanner 2D per l'ottenimento di immagini ad alta risoluzione ed elevata profondità  di campo di artefatti e oggetti tridimensionali

Autori

  • ernesto borrelli Cultural Heritage, Independent Consultant , Rome Italy.

DOI:

https://doi.org/10.48258/arc.v8i1.1341

Parole chiave:

documentazione, scanner 2D, immagini digitali

Abstract

Questo articolo si propone di descrivere la possibilità  di sopperire alla esigenza di fare ricorso a sistemi fotografici complessi per la catalogazione oggetti di ridotte dimensioni o di frammenti, ma anche di piccoli reperti tridimensionali o reperti archeologici, utilizzando come alternativa di facile accesso e immediata applicazione una tecnica di estrema semplicità  già  ampiamente diffusa ed assolutamente semplice. Si tratta dell'uso particolare di uno scanner 2D, normalmente utilizzato per importare disegni piani e mappe, in questo caso usato invece per "scannerizzare” reperti o oggetti piuttosto che fotografarli. Riportiamo qui di seguito il metodo di acquisizione ad alta risoluzione proposto, limiti e vantaggi accompagnato da un'ampia casistica di applicazioni.  Il metodo descritto con gli esempi riportati vuole dimostrare la versatilità  di un metodo di basso costo e di facile accessibilità  enfatizzandone l'estensione della sua applicazione ai fini della documentazione nei più svariati campi di lavoro ottenendo immagini di elevata qualità .

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Pubblicato

2017-06-07

Come citare

borrelli, ernesto. (2017). Un inusuale uso di uno scanner 2D per l’ottenimento di immagini ad alta risoluzione ed elevata profondità  di campo di artefatti e oggetti tridimensionali. Archeomatica, 8(1). https://doi.org/10.48258/arc.v8i1.1341

Fascicolo

Sezione

Documentazione